Dei molti luoghi di culto non cattolici di Trieste, la chiesa di confessione greco-ortodossa è quello affacciato sul mare, in Riva Tre Novembre, poco distante dalla dimora dell’illustre mercante greco Demetrio Carciotti.
È un altro edificio in stile neoclassico, e anch’esso reca l’impronta di Matteo Pertsch, che intervenne su di essa più di trent’anni dopo la consacrazione della chiesa.
La comunità greca è presente a Trieste – grazie al ruolo strategico del porto della città, crocevia delle merci per l’Impero e l’Oriente – già da metà del Settecento, e già trent’anni prima dell’editto di tolleranza di Giuseppe II (13 ottobre 1781), l’imperatrice Maria Teresa concede ad essa la libertà di culto, nel 1751.
Non bisogna, però, confondere religione e nazionalità: con il termine “greci”, infatti, si intendevano all’epoca i fedeli “illiri”, cioè anche quelli di confessione serba.
La comunità di esclusiva confessione greco-ortodossa si costituisce negli anni Settanta del Diciottesimo secolo.
La costruzione della chiesa dedicata alla SS.Trinità e a San Nicolò (patrono dei naviganti) risale al 1786, ma gli interventi che le hanno dato l’aspetto attuale sono stati effettuati solo negli anni Venti dell’Ottocento.
Tanto la facciata è sobria, tanto che la chiesa è identificabile quasi solo per i due campanili, tanto l’interno è fastoso e riccamente decorato.
Alle pareti, i quadri raffiguranti scene del Nuovo Testamento sono opera del pittore istriano cesare Dall’Acqua.
Dal 2014, l’edificio accanto alla chiesa è diventato il museo Costantino e Mafalda Pisani della comunità greco orientale, in cui è esposto, fra le altre opere, l’Epitafios, una statua lignea, normalmente esposta in chiesa solo durante la Settimana Santa e la Pasqua, che raffigura il Santo Sepolcro.
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